Tortura: Camera, ok a legge, ora in Italia è reato
La tortura in Italia ora è reato. A tre anni dall’inizio dell’iter parlamentare, l’Aula della Camera approva definitivamente (con i soli voti del Pd e di Ap, l’astensione di M5S, Si, Mdp, Scelta civica e Civici e innovatori e il no di Fi, Cor, Fdi e Lega) il disegno di legge che punisce con il carcere da 4 a 10 anni chiunque, con violenze o minacce gravi o con crudeltà, cagiona a una persona privata della libertà o affidata alla sua custodia “sofferenze fisiche acute” o un trauma psichico verificabile. Gli anni di carcere salgono a fino a un massimo di 12 se a commettere il reato è un pubblico ufficiale. Insomma un giro di vite contro gli episodi di violenza commessi da esponenti delle forze del’ordine contro fermati o arrestati.
Il Pd apprezza un testo che è in linea con la Convenzione dell’Onu ratificata dall’Italia nel 1984, ma anche con la condanna di questa pratica lanciata da Cesare Beccaria in “Dei delitti e delle pene” nel 1764. Il centrodestra legge invece nelle norme approvate a Montecitorio un intento punitivo nei confronti delle forze dell’ordine cui, sostiene Alessandro Pagano della Lega, “legherà le mani”. Giorgia Meloni, di Fdi: “E’ un’infamia voluta dal Pd per criminalizzare le forze dell’ordine”, dice. Francesco Paolo Sisto di Fi bolla il ddl come “un esempio di diritto modaiolo che aumenta la produzione di indagini nei confronti di chi le fa”. E contro, compatti, sono i sindacati delle forze dell’Ordine. Per il Consap si tratta di una “legge vergogna che è solo uno spot di vendetta per i fatti del G8 di Genova” mentre il Sap la considera come “un manifesto ideologico contro poliziotti”. Per ragioni opposte, poi la legge non soddisfa appieno l’estrema sinistra: Si e Mdp si astengono al voto finale considerano il testo approvato “debole”, “poco incisivo” e “inefficace”. E il M5S, che pure considera la legge “giusta”, alla fine si astiene, prendendo l’impegno “di migliorare le norme non appena possibile”. Il governo apprezza. La ministra Anna Finocchiaro parla di “un passaggio importante, per il quale il Parlamento lavora da quasi vent’anni e del quale non possiamo che essere soddisfatti”. E il Partito democratico difende la legge: “nessun intento punitivo”, chiarisce la presidente della commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti che considera invece il ddl “equilibrato e giustamente severo nei riguardi di un reato odioso e grave come quello di tortura” e colma “a quasi 30 anni dalla ratifica della Convenzione Onu, un macroscopico vuoto normativo più volte denunciato in sede europea e internazionale”. Le pene sono pesanti: fino a 12 anni. Tuttavia, il reato richiede una pluralità di condotte (più atti di violenza o minaccia) oppure deve comportare “un trattamento inumano o degradante”. Specifiche aggravanti, peraltro, scattano in caso di lesioni o morte. Non si ha invece tortura nel caso di sofferenze risultanti unicamente da “legittime misure limitative di diritti”. Se, poi, a torturare è un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio, con abuso dei poteri o in violazione dei suoi doveri, la pena è aggravata con un extra che va da 5 a 12 anni. Rischia anche il pubblico ufficiale che istiga a commettere il delitto di tortura e non viene obbedito: la legge prevede che debba comunque andare in carecere per 3 anni. Il testo prevede poi che nessuno possa essere espulso, respinto o estradato verso paesi dove vi sia il fondato rischio, tenendo anche conto della presenza di violazioni dei diritti umani gravi e sistematiche, che sia sottoposto a tortura. Inoltre, qualsiasi dichiarazione o informazione estorta sotto tortura non è utilizzabile in un processo; tuttavia, varrà come prova contro gli imputati di tortura. Infine, nessuna immunità per cittadini stranieri imputati o condannati per tortura in altro Stato o da un tribunale internazionale. Se richiesto, saranno estradati senza tanti complimenti.
Tratto da ansa.it