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Tutela orfani vittime femminicidio, da un anno in Parlamento. Che fine ha fatto?

Mentre si allunga ancora, purtroppo, la scia di sangue legata ai femminicidi, subisce uno stop in Parlamento la proposta di legge a tutela degli orfani delle vittime di questo crimine. Una proposta in discussione da oltre un anno, presentata il 26 maggio 2016 e approvata all’unanimità il primo marzo scorso alla Camera e che ha tra i suoi cardini la cancellazione della possibilità per il partner omicida di poter fruire della pensione di reversibilità della persona che ha ucciso.

LE NORME 

Il testo rischia infatti di subire uno stop o quanto meno un allungamento dei tempi. E questo dopo che, in commissione Giustizia a Palazzo Madama, Forza Italia, Gal e la Lega Nord hanno frenato sulla possibilità che il testo venga discusso in sede deliberante (e cioé senza dover fare il passaggio in Aula). Una modalità che consente di accelerare i tempi ma, per dare ok alla quale, chiedono modifiche. In particolare contro quello che considerano un surrettizio inserimento nella legge italiana, attraverso questo provvedimento, della stepchild adoption, l’adozione del figlio da parte del compagno che è stata tolta dalla legge approvata sulle Unioni civili.

“Il fatto, spiega uno dei parlamentari che ha posto il veto, l’ex Guardasigilli Francesco Nitto Palma (FI), è che uno dei testi che stiamo esaminando sul tema (il n.2719 primo firmatario il deputato di Des-Cd Roberto Capelli) contiene non solo errori giuridici seri, ma anche il riferimento ai figli delle “unioni civili” o coppie di fatto che in questo contesto diventa solo uno strumento per far rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta. Cioè, insiste, “noi vogliamo rapidamente licenziare la legge a tutela degli orfani dei crimini domestici ma vogliamo licenziare una legge tecnicamente corretta e che non sia lo strumento per ufficializzare normativamente, vedi i figli delle unioni civili, ciò che già è stato bocciato nell’Aula del Senato”.

“Stupore e dispiacere” sulla decisione sono stati espressi dalla sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi (Pd) che si appella alle deputate forziste affinché ()

L’articolo è tratto da su ansa.it e prosegue sul loro sito.