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Santana, compie 70 anni l’inventore del latin rock

Ora che sta per compiere 70 anni (giovedi’ 20 luglio), Carlos Santana continua a dimostrare la forza dell’intuizione che lo ha portato nella storia: l’invenzione del latin rock. Un nuovo modo di suonare che il mondo scopri’ all’improvviso, in modo clamoroso quando, poco piu’ che ventenne, senza ancora che il primo album fosse arrivato nei negozi, con la sua band, e l’incendiaria maratona strumentale di “Soul Sacrifice”, firmo’ una delle piu’ celebri performance di Woodstock. Carlos era nato in Messico, si era fatto le ossa suonando nei club di Tijuana, la storica citta’ di confine con la California e poi era cresciuto a San Francisco nel pieno della Summer Of Love. Dopo aver fatto il lavapiatti e il musicista da strada, si era fatto notare al Fillmore West, il leggendario club di Bill Graham, l’uomo che lo portera’ a Woodstock. Da perfetto sconosciuto a star in 24 ore: era il 1969 e quell’esplosiva miscela di rock, blues, soul e ritmi latini (mai prima di allora nel mondo del rock qualcuno aveva dato un simile risalto a congas, timbales e alle claves, gli schemi ritmici su cui e’ costruita la musica latina) ebbe un successo clamoroso, grazie a hit ancora famosissime come “Oyo Como Va”, “Evil Ways”, “Black Magic Woman”. Su tutto spiccava la chitarra di Santana, musicista dal suono inconfondibile, autore di assoli che tendono a una sorta di estatico “urlo” strumentale e che ha una naturale predilezione per melodie al limite, e qualche volta il limite viene superato, dell’ammiccamento. Due titoli per spiegare il concetto: “Samba pa ti” ed “Europa”. Ben presto con il successo degli anni ’70 nella band si cominciarono ad aprire le inevitabili crepe del periodo: troppa droga, liti sulla direzione musicale da prendere, soprattutto il desiderio del leader di non rimanere confinato in una formula e di assecondare la sua passione per il jazz e lo spiritualismo. Nasce cosi’ l’incontro con John McLaughlin, con cui produce il celeberrimo “Love Devotion and Surrender” che precede l’album con Alice Coltrane (vedova di John). Santana, che nel frattempo e’ diventato un devoto del guru Sri Chinmoy, per un lungo periodo ha voltato le spalle al grande successo, realizzando album piu’ vicini al jazz e alla fusion che al rock, ha approfondito la sua passione per il jazz suonando con i suoi idoli, tipo Herbie Hancock, Ron Carter, Wayne Shorter e Tony Williams (cioe’ i componenti del quintetto di Miles Davis degli anni ’60, uno dei gruppi migliori della storia), ha coltivato piu’ la critica che il pubblico. Quando e’ tornato sulla strada del rock, il mondo era cambiato anche uno come lui ha dovuto attendere a lungo, vivendo anche un periodo di album non indimenticabili e tourne’e di medio livellio, prima di tornare al successo. Cosi’ come era accaduto per il suo folgorante il grande ritorno di Carlos e’ avvenuto quasi all’improvviso nel 1999, grazie all’idea di un tycoon dell’industria del disco, Clive Davies, lo stesso che trent’anni prima gli aveva fatto firmare il primo contratto. E’ di Davies l’idea di fare un album zeppo di ospiti star come Eric Clapton, Lauryn Hill, Wyclef Jean, Dave Matthews, Mana’, per citarne solo qualcuno. L’album si intitola “Supernatural” e contiene due hit clamorosi, numero uno della classifica di Billboard: “Smooth”, un pezzo scritto e cantato con Rob Thomas dei Matchbox Twenty e “Maria Maria”, canzone che ha dato il nome a una catena di ristoranti messicani fondata dall’accorto Carlos. In quell’anno l’album ha venduto 15 milioni di copie solo negli Stati Uniti, ha vinto otto Grammy piu’ tre Latin Grammy ed ()

Articolo tratto da ansa.it e prosegue sul loro sito.